Quando interagisci con gli altri, consegni una miriade di messaggi che contengono te stesso. Però a volte ce ne è troppo, altre troppo poco. La giusta misura è la comunicazione assertiva. Si tratta di una qualità preziosa perché determina un essere ed un agire più funzionale e soddisfacente.
È legata al livello di autostima e autocontrollo. Infatti significa conoscere il proprio valore e quello dei propri bisogni. Inoltre è connessa all’intelligenza emotiva e ad una buona capacità di gestione della rabbia. Grazie ad essa tutti i sentimenti trovano piena espressione, pure quelli negativi.
La comunicazione assertiva genera benessere psicofisico e pace interiore. In pratica si realizza il perfetto bilanciamento del proprio io, senza fuga né attacco. Chi la sfrutta è un individuo libero dall’ansia dell’approvazione, dai pregiudizi, dall’ipocrisia e dai sensi di colpa.
Adottarla non è indossare una maschera ma anzi è mostrare la personalità autentica. Inizialmente magari non sarà spontaneo o automatico. Però con il tempo diventerà naturale “pensare” in modo assertivo. Credi che gli altri non ti ascoltino mai o ti fraintendano sempre? Desideri più armonia col partner, in famiglia, con amici e colleghi? Ok, diamoci da fare!
Cos’è la comunicazione assertiva e come praticarla
L’assertività è una capacità ma pure un’azione. Quando la possiedi e la pratichi, affermi te stesso, le tue convinzioni, i bisogni, e lo stato d’animo senza ambiguità. Dunque con la comunicazione assertiva tuteli i tuoi interessi, preservando allo stesso tempo la coesistenza con gli altri.
In sostanza unisce il rispetto di sé a quello per il prossimo. Per certi versi non è solo valorizzare il proprio punto di vista, ma pure voglia di condividerlo. Per vincere l’assertivo non ha bisogno per forza che qualcuno perda. Non esistono forti o deboli ma solo individui uguali sullo stesso livello.
In letteratura il concetto di comunicazione assertiva ha come “padri” gli studiosi: Andrew Salter, Michael L. Emmons e Robert E. Alberti. Condensando le loro teorie si individuano alcune regole base:
Impara il valore del no. Accontentare sempre tutti è impossibile oltre che dannoso. Un rifiuto se adeguatamente motivato, non è una barriera, ma piuttosto una manifestazione di volontà.
Ascolta attivamente. Mantieni il contatto visivo e annuisci nei punti salienti. Inoltre fai dei brevi riepiloghi mostrando di aver compreso il senso del discorso. L’interlocutore percepirà il tuo interesse e la tua attenzione.
Cura il linguaggio non verbale. Quello che dici conta almeno quanto il modo in cui lo dici. La tua postura, la gestualità, il tono di voce, rivelano molto di te.
Sii consapevole delle tue facoltà. Hai infatti il diritto di:
- Decidere senza giustificarti con nessuno
- Cambiare opinione. Il cambiamento è parte della crescita personale
- Giudicare te stesso a dispetto di ciò che pensano gli altri
- Non capire e chiedere chiarimenti
- Sbagliare e fallire. Infatti solo così impari e migliori
- Non sapere e informarti su ciò che non conosci
Il buono, il brutto e l’assertivo
Ogni modo di dire qualcosa ha un omologo assertivo. Imparare tutte le possibili combinazioni è impossibile, oltre che inutile. Invece è più facile e produttivo capirne il meccanismo. Ad esempio, sei a cena a casa di amici. Mentre mangi senti che non gradisci una delle pietanze. A questo punto hai tre opzioni che raffiguriamo ispirandoci al capolavoro di Sergio Leone:
- Il buono. Finisci il piatto, non ti lamenti o fingi perfino che sia di tuo gusto.
- Il butto. Ti fermi dopo il primo boccone, fai una smorfia ed esclami: bleah, che schifo!
- L’assertivo. Interrompi il pasto e dici solo: grazie ma non mi piace.
Nel primo caso ti rovini il pasto e inauguri una cattiva abitudine. Infatti è probabile che lo rifarai altre volte pur di non urtare la suscettibilità degli altri. Nel secondo caso salvi il palato ed esprimi un parere, però in un modo ineducato e indelicato. Il terzo caso è quello più diplomatico e civile.
In questo modo manifesti la tua opinione, però senza giudizio di merito sul piatto o su chi lo cucina. Magari lo “chef” sarà un po’ dispiaciuto, ma almeno non si sentirà offeso. I presenti apprezzeranno la tua sincerità e il tuo carattere. Altri esempi di comunicazione assertiva?
Discutendo con qualcuno capisci che le vostre idee sono divergenti. Prima scelta, non replichi o addirittura dai ragione all’interlocutore. Seconda scelta, gli dici che si sbaglia. Terza scelta, affermi semplicemente che non sei d’accordo. Ovviamente quest’ultima è la soluzione più adeguata.
Infatti dire a individuo che ha torto è come una provocazione. In pratica metti in discussione i suoi valori, la sua intelligenza e capacità critica. Dire invece che la pensi diversamente è più accettabile. Magari non si condividono alcune considerazioni, però rimane comunque il rispetto reciproco.
Comunicazione assertiva: a metà strada tra passività e aggressività
L’opposto dell’assertività è l’anassertività, che scoperta eh? Però quest’ultima è di 2 tipi, sorpresa! È infatti passiva o aggressiva. La fonte di entrambi i comportamenti antisociali è la stessa, cioè la paura. In particolare il timore è non essere accettati o valorizzati abbastanza nella comunità.
Anassertivo passivo. È sempre condiscendente e dipendente dal giudizio degli altri. Pur di avere l’approvazione del prossimo reprime la propria personalità e volontà. Nell’immediato ottiene il consenso e la simpatia. Tuttavia col tempo perde la stima e la fiducia di chi gli sta intorno.
Anassertivo aggressivo. È giudicante e prepotente, non curante delle opinioni altrui. Attacca per primo come forma di difesa, sminuisce chiunque per elevare se stesso. A breve termine soddisfa il proprio bisogno controllo, ha percezione di forza e di successo. A lungo termine invece mina ogni relazione, genera astio, rivalità e causa allontanamento e isolamento nella sua cerchia.
Il secondo tipo di individuo rappresenta l’aberrazione della comunicazione assertiva. Purtroppo il confine che la separa dalla prevaricazione è davvero sottile. Chi è troppo sicuro pensa soltanto a vincere, ad avere ragione ed imporla, senza sentire quella degli altri. L’assertività si trova proprio a metà strada tra i due atteggiamenti disfunzionali. È la rappresentazione del proverbiale win-win. Si tratta della condizione in cui tutte le parti si vengono incontro e ottengono soddisfazione.
Esercizi di comunicazione assertiva
Assertivi si nasce però pure si diventa. Si tratta infatti di un’abilità e quindi si apprende o si migliora. L’abitudine è la chiave di tutto, ma come potenziare questo tipo di competenza? Uno degli esercizi più efficaci è il gioco di ruolo. Rimetti a posto Dungeons & Dragons che non è il momento!
Ci riferiamo alle simulazioni in cui i partecipanti interpretano un personaggio. Questa modalità è molto versatile per applicare la teoria a diverse situazioni. Inoltre è utile per vincere le inibizioni. Il role play prevede pure lo scambio delle parti. In tal modo tutti sperimentano diversi punti di vista.
È una pratica molto sfruttata negli ambienti di lavoro. Si usa però pure in psicologia e psichiatria a scopo terapeutico. Un altro approccio è applicare i principi base in contesti sempre più complessi. Lo scopo è infatti padroneggiare la comunicazione assertiva nella vita quotidiana. Nel dettaglio:
- Allenati tutti i giorni. Ogni occasione è un’opportunità per sbagliare, imparare, acquisire più sicurezza e disinvoltura.
- Tieni un diario. Prendi nota delle tue impressioni ed emozioni e delle reazioni degli interlocutori.
- Scegli bene il momento e il luogo. L’assertività richiede pazienza e il giusto contesto altrimenti si fraintende con l’aggressività.
- Evidenzia la componente emotiva. Empatia e sincerità sono elementi chiave. Dire come ti senti in relazione ad un comportamento altrui è come un invito al dialogo. Inoltre così motivi chiaramente le ragioni di atteggiamenti e reazioni.
Per finire, la comunicazione assertiva non insegna ad “avere la meglio”. Spesso la si spaccia o confonde con strategie di manipolazione psicologica. Invece l’obiettivo è vivere un’esistenza appagante e civile in mezzo agli altri. Ti senti già più assertivo? Dimostracelo con un commento.