E’ la parola del nuovo millennio. Abbiamo imparato a conoscerla bene in tempi di crisi. Se sei uno psicologo, o un biologo, forse la conoscevi già. In caso contrario è probabile che tu l’abbia scoperta negli ultimi dieci anni. Stiamo parlando di resilienza, cioè la capacità di reagire in modo positivo agli eventi negativi.
E’ sulla bocca di tutti tanto quanto la parola crisi, ma sei sicuro di sapere cosa significhi davvero? Scopriamolo insieme.
Cos’è la resilienza
Resilienza viene dal latino resilire che vuol dire “rimbalzare”. Un comportamento resiliente è quello per cui – in un certo senso, rimbalziamo su un trauma traendo uno slancio. In ingegneria la resilienza è la capacità di un corpo di resistere agli urti quanto più possibile prima di una rottura. In biologia invece la forza della resilienza si vede dalla capacità di un organismo di auto ripararsi dopo un danno. O ancora, nel caso di una comunità o di un ecosistema, dal riuscire a tornare allo stato precedente un evento avverso.
Nella psicologia invece, essere resiliente vuol dire far fronte a una situazione molto negativa in modo positivo. Parliamo ad esempio di una profonda crisi economica che ti fa venire in mente un nuovo business. O ancora un dolore personale che ti porta a fare qualcosa per gli altri. O partire per un lungo viaggio da solo alla fine di una storia d’amore.
Questi sono tutti esempi di resilienza banali ma potenti allo stesso tempo. In ognuno dei tre avresti potuto chiuderti in casa a piangere e nuotare nel tuo dolore. Ma hai fatto una scelta. E quella scelta ha fatto di te una persona resiliente.
Esempi di resilienza: biografie straordinarie
In biologia c’è un esempio di resilienza che impariamo fin da bambini. Ti dice niente la lucertola cui ricresce la coda? I rettili infatti hanno questa particolare capacità di far ricrescere la propria coda – e a volte anche gli arti – persa per difesa.
Anche tra gli esseri umani ci sono moltissimi esempi di resilienza. Noi abbiamo scelto di raccontarne tre. Tre donne, tre combattenti, tre vite che sarebbero potute finire col danno subito, e invece…
Invece sono sbocciate, arrivando alla propria ennesima potenza. Parliamo di Frida Kalho, Malala e la nostra Bebe Vio. Conosci le loro storie?
Frida Kalho, dal dolore al colore
La storia di Frida Kalho sembra una lunga serie di sfortunati eventi. In realtà è uno dei più grandi esempi di resilienza della storia moderna. Si ammala di poliomielite da bambina, e la malattia la rende in parte deforme. Al liceo ha poi un terribile incidente. L’autobus su cui viaggiava col fidanzato si scontra con un tram e lei riporta ferite terribili e danno che la segneranno per sempre.
Nei lunghi mesi di dolore e degenza però Frida si ricorda di una scatola di colori ad olio del padre, e inizia a dipingere. Le sue opere parlano del suo corpo senza tabù. Mostrano le ferite, i segni che lasciano. Allo stesso tempo parlano anche di vita, di amore, di resilienza – appunto. Frida usa colori densi, vibranti. Riesce a portare il suo mondo interiore davanti ai nostri occhi. Ci lascia liberi dei entrare, e di sentire i suoi stati d’animo. Frida è stata una donna unica. La sua presenza ha incantato uomini e donne per tutta la vita.
Malala: la forza della resilienza
Malala Yousafzai è un’attivista pakistana classe 1997 ed è un manifesto della resilienza. A 13 anni aveva già attirato l’attenzione su di sé tenendo un blog per la BBC in cui parlava del regime talebano. Nel 2012 subisce un attentato su uno scuolabus in cui viene ferita alla testa. Era considerata pericolosa per il regime perché denunciava la limitazione dei diritti delle donne e del diritto allo studio. Lasciato il Pakistan per il Regno Unito perché minacciata, una volta guarita Malala è diventata il volto dell’attivismo moderno. Combatte affinché tutti i bambini e le bambine del mondo possano studiare e crescere sani. Il suo impegno è tale che nel 2014 è stata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace.
Bebe Vio: vittorie e sorrisi tricolore
Forse conosci già la storia della nostra vulcanica Bebe Vio. Anche lei nata nel 1997, a soli 11 anni ha avuto una forte meningite che le ha provocato un’infezione estesa su tutto il corpo. A causa di questa infezione Bebe ha perso gambe e avambracci. Bebe tirava già di scherma prima della malattia, ed era brava, molto brava. Così, appena si è ripresa completamente, è tornata in pedana armata di protesi tecniche e una voglia di sfondare pazzesca. Se dovessimo scrivere un dizionario illustrato, alla voce resilienza ci sarebbe un enorme ritratto di Bebe Vio che sorride. Perché vincere e sorridere sono le cose che le riescono meglio. Il suo curriculum sportivo è pieno di medaglie d’oro. Ma sarai d’accordo con noi, la sua impresa più grande è aver tirato fuori la sua dirompente gioia di vivere. E soprattutto che sia così contagiosa!
Come sviluppare la resilienza
Hai visto che vite incredibili ti abbiamo raccontato? Pensa a quanta forza interiore, quanta fame di vita, quanta…resilienza c’è in queste tre storie. Parliamo ovviamente di tre storie “limite”. Ma ora rifletti con noi: loro sono riuscite a trasformare i traumi più grandi nella prima fonte di spinta vitale. Ora pensa cosa puoi fare tu, con i piccoli e grandi problemi che affronti ogni giorno. Pensa quante occasioni ti offre la vita per fare un salto in avanti. Ma cosa fare se quella spinta proprio non ti appartiene? Se la tua indole non è esattamente resiliente?
Non temere, come tutto quello che ha a che fare con la nostra interiorità, ci si può lavorare. Vediamo insieme quali sono i primi passi per sviluppare la resilienza.
Lavorare su se stessi può fare un po’ paura. Scavare dentro di te è un vero salto nel vuoto. Sai chi sei prima di iniziare, ma non sai davvero cosa troverai e questo spaventa. Allo stesso tempo però è l’unico modo per poter superare i propri limiti e si sa, chi non risica non rosica!
Lo sport come interruttore di resilienza
Ti stai chiedendo come sviluppare la resilienza? Una formula magica non c’è, ma ci sono alcuni step da affrontare e delle buone abitudini che possono aiutarti. Il primo è sicuramente lo sport. Non per forza un’attività intensa, anche una camminata veloce può bastare. Quello che conta davvero è che tu lo renda un impegno fisso. La costanza, quella che ti fa allacciare le scarpe anche se fuori diluvia, quella è la chiave verso la resilienza.
Aiutare gli altri per aiutare te stesso
La seconda attività che può aiutare molto a cambiare il tuo approccio alla vita è il volontariato. Dedicarsi agli altri, in primo luogo distoglie l’attenzione dai tuoi problemi. In secondo luogo, spostare il centro dell’attenzione altrove, può aiutarti ad apprezzare di più ciò che hai. Inoltre dedicare del tempo agli altri, che siano persone in difficoltà, animali, la tua città, ti farà sentire utile. La tua autostima si sentirà felice, e tu avrai sicuramente uno sprint diverso.
Le radici della resilienza
L’ultimo consiglio che ci sentiamo di darti è quello di guardarti dentro. Cerca dentro di te un momento nel passato in cui senti di aver affrontato un problema in modo positivo. Cerca di recuperare quello stato d’animo e capire quali condizioni ti avevano portato a reagire così. Cosa in quel momento di dava forza. Dopodiché fai il possibile per ricreare quella condizione e riportare in azione la tua resilienza. Può darsi ad esempio che in quel periodo avevi un hobby che ti rendeva felice, o un amico che ti sosteneva. Cerca dentro di te cosa ti rendeva forte, e riportalo nella tua vita.
La forza della resilienza
Abbiamo scoperto insieme quanto può essere potente la forza della resilienza. Quante cose belle possono nascere da momenti di dolore profondo. Ora è giunto il momento di pensare a te. A quello che puoi fare per iniziare ad affrontare problemi e dolori con una spinta diversa. A cercare sempre un lato positivo, o crearlo dove non c’è. Noi abbiamo fatto del nostro meglio per darti degli spunti di riflessione, ora sta a te usarli nel modo migliore.
Tieni a mente le storie che ti abbiamo raccontato, o magari cerca il tuo esempio personale. Quel modello che ti fa dire: voglio farlo anch’io. E se lo trovi, se ti va, scrivici e faccelo sapere! Il cambiamento inizierà da te, ma sapere di essere stati un piccola scintilla sarà fantastico!