Facciamo un gioco. Prendi un foglio di carta, uno qualsiasi sparso sulla tua scrivania. Inizia disegnando un cerchio a matita. All’interno del cerchio disegna altri due cerchi più piccoli. Uno in alto a destra, l’altro in alto a sinistra, ma non troppo vicino al bordo del cerchio più grande. Ci sei? Ora sotto quei due cerchietti disegna una linea ondulata, un arco verso l’alto andrà bene. Fatto? Niente abbondante colla vinilica, tranquillo. L’esperimento è finito: se hai seguito le istruzioni ti troverai sul foglio non più cerchi e linee, ma una faccia che sorride. Il tuo subconscio ha letto queste semplici forme geometriche come un volto. Questa è la pareidolia, una forma di apofenia. Ma quale significato si cela dietro questa faccina sorridente (un po’ bruttina perché chissà dove avrai disegnato gli occhi)? È qui che etra in gioco l’apofenia. Cos’è l’apofenia? Scoprilo subito.
Cos’è l’apofenia e da dove nasce?
L’apofenia (dal greco “apparire”) è un bias cognitivo in cui tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo imbattuti. L’apofenia è infatti un processo mentale. La nostra mente crede di riconoscere schemi o connessioni tra informazioni che in realtà non hanno nessuna correlazione logica. “Anormale significatività” l’ha definita nel 1958 lo psichiatra tedesco Klaus Conrad, lo “scopritore” dell’apofenia. All’epoca, l’apofenia era definita come il biglietto d’ingresso per problemi psichiatrici complessi come la schizofrenia. Tranquillo, se anche tu tendi a trovare un pattern tra eventi che non hanno un reale significato logico non sei pazzo. È infatti assolutamente normale che la nostra mente trovi connessioni e significati anche dove non ci sono. Il neurologo svizzero Peter Brugger ad esempio, a differenza di Conrad, sosteneva che:
«la propensione a vedere connessioni tra oggetti o idee senza alcuna relazione apparente tra loro accomuna fortemente la psicosi alla creatività … apofenia e creatività potrebbero essere viste addirittura come due facce della stessa medaglia».
Apofenia: perché e come si manifesta?
L’apofenia quindi è un’attitudine assolutamente normale: la nostra mente tende per sua natura a trovare significati anche dove non ci sono, una sorta di pensiero magico se vogliamo: tendiamo a sovrastimare la nostra capacità di interpretare eventi e “segnali” che quotidianamente ci vengono sotto gli occhi. Nel momento in cui questo non influisce pesantemente sulla nostra vita allora nulla di grave, se la cosa invece inizia ad assumere significati più profondi allora è il caso di soffermarsi un attimo e riflettere. Ma ne parliamo nel prossimo paragrafo.
Tuttavia anche nell’arte abbiamo esempi di apofenia o meglio, della sua partente stretta la pareidolia, ovvero la tendenza istintiva del nostro cervello che ci porta ad ordinare forme disordinate in forme familiari, ricordi la faccina sorridente, vero? Al nostro cervello piace soprattutto sommare gli oggetti e vederne dei volti. Per cui, se stai vedendo una pera che sostituisce un naso, delle ciliegie come labbra, delle mele come guance, allora stai guardando un’opera di Arcimboldo: un artistico ammasso di frutta e verdura in cui, a colpo d’occhio, la nostra mente vede per prima cosa un volto. E la nostra mostra continua in Giappone al museo Chinsekikan, dove sono esposte 1700 rocce molto espressive: ognuna infatti sembra un volto umano.
Quali sono quindi i rischi di questa predisposizione della nostra mente?
Apofenia: come identificarla, superarla e prevenirla
In ambito pubblicitario e del marketing, il vedere pattern che in realtà non esistono può essere una grande fregatura. Il nostro comportamento d’acquisto potrebbe essere influenzato e distorto a causa della mancata trasparenza di un brand che, attraverso pubblicità ingannevole, non offre un vero servizio al pubblico. Ma a parte il lato più strettamente pubblicitario in cui tutto sommato, è facile prevenire una possibile fregatura informandoci il più possibile in modo oggettivo su un prodotto, non è altrettanto facile nella vita di tutti i giorni quando la realtà non è mai oggettiva, ma dipende dall’interpretazione di ogni singolo individuo. Facciamo un esempio concreto: l’attacco alle Torri Gemelle.
Chi non ricorda quel fatidico 11 settembre? Forse però non vi ricorderete una notizia che girava all’epoca: il fumo di una delle due torri aveva assunto la forma di un volto umano, anzi per alcuni del diavolo in persona. Senza parlare di chi, del numero 11, ne fece proprio un caso da paranoia incontrollata: 11 settembre, per gli americani 9/11, 9 +1+1 omiodio fa proprio 11. Il volo American Airlines era fatalità 11 e a bordo c’erano 92 persone compresi i 5 dirottatori e gli 11 (sì, ancora 11) membri dell’equipaggio: 9+2 fa ancora 11. E questo è solo un esempio.
Conseguenze e rischi
Avrai capito quindi che cercare significati dove non ci sono può essere davvero rischioso. Trovare in tutto un pattern come prevede l’apofenia grave può portare a paure incontrollate e a conclusioni affrettate.
Finché alzando gli occhi al cielo vedi una nuvola che assomiglia al tuo gatto non c’è niente di strano, se da quell’evento però la tua mente continua a fare collegamenti inesistenti su premonizioni e pensieri magici assurdi, come ad esempio, farti giocare al lotto, allora c’è qualcosa che non va.
Apofenia: strategie e consigli
Quando senti che la tua mente inizia a vagare fermati un attimo, respira. Ricordi quel volto apparso sulla superficie di Marte? Non ti ricorda un po’ troppo la nostra faccina sorridente iniziale? È più probabile che la nostra mente abbia sommato le forme e abbia creato una faccia o è più probabile che gli alieni ci abbiano spiato e abbiano scolpito la faccia di Gigi?
Ricorda il rasoio di Occam: la soluzione più semplice è probabilmente quella più giusta. Quindi, prima che la tua mente parta in quarta, informati, studia, approfondisci, tieni d’occhio le fonti e non perderti nei forum paranormali che ti fanno vedere la faccia di demoni o madonne anche nella schiuma del cappuccino. Se il fondo del tuo tè assomiglia al Gramo (il famoso cane nero protagonista di molte leggende folkloristiche e presente anche in Harry Potter), magari non significa che ti sta per succedere qualcosa di grave, ma semplicemente che, se vedi il fondo della tua tazza, vuol dire che hai finito il tè.
Pro e contro
Dunque, ricapitolando: fin tanto che la nostra mente, com’è spontaneo per l’uomo, vede figure, volti conosciuti in una patatina o in un sasso e il nostro commento è “Oh guarda sembra la faccia di Abramo Lincoln!” allora tutto normale. Se da quei noduli degli alberi vediamo occhi che sembrano guardarci storto e pensiamo che stia per succedere qualcosa allora fermati un attimo. Ricorda: a volte un albero è solo un albero.
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