Ci sono momenti, nella vita, in cui esprimere le proprie emozioni è più difficile. Persone che fanno più fatica di altre a farlo, sempre. Ci sono dolori, o traumi, che a volte restano incastrati tra cuore e bocca, e sembrano non voler uscire. In tutti questi casi, che siano un’eccezione, o la normalità, l’arteterapia può fare la differenza.
La difficoltà ad esprimere ciò che abbiamo dentro è un po’ il male di questo momento storico. Sembra un paradosso, perché siamo pieni di strumenti che potrebbero esserci d’aiuto. Invece più siamo connessi, più finiamo isolati. Questo isolamento, in alcune circostanze e per alcune persone, può diventare addirittura patologico. A questo si aggiungono tutti quegli eventi che, in un modo o in un altro, possono bloccare il fluire sano delle emozioni. Ma anche, semplicemente, lo stress.
L’arteterapia è un valido alleato dove la psicoterapia da sola o non è sufficiente, o, semplicemente, non è la strada giusta. Scopriamo di cosa si tratta.
Cos’è l’arteterapia
Ti è mai capitato di scarabocchiare violentemente mentre fai una telefonata o una conversazione scomoda? O magari di passare ore a giocare con la sabbia del bagnasciuga quando hai pensieri pesanti che non riesci a districare? In entrambi i casi, hai sfruttato linguaggi diversi per dare forma alla tue emozioni. Trasformare la rabbia in uno scarabocchio, o dare forma ai mille granelli di sabbia dell’arenile, è servito a far uscire emozioni negative bloccate. Perché è vero, le parole sono importanti, ma non sono l’unico modo che abbiamo per “parlare“.
Quindi è di questo che si tratta? Semplificando un po’, si. L’arteterapia è infatti un percorso che, tramite l’uso di colori e materiali plastici, aiuta i pazienti a esprimere quello che hanno dentro. Rilassati, in un ambiente protetto, senza essere forzati a parlare, è più facile far uscire le emozioni e dare loro una forma. Che sia su carta o tela, o di argilla o creta, la nostra creatività si sente via via più libera di esprimersi.
L’arteterapia è un percorso di cura vero e proprio, guidato sempre da professionisti qualificati. E’ aperto a tutti, e non richiede talenti. Per maneggiare materiale artistico non serve, infatti, alcuna dote particolare. L’arteterapia combina proprio il percorso psicologico riabilitativo con quello espressivo. Spesso infatti la vera difficoltà non è capire ciò che sentiamo, ma tradurlo in parole. Ed è proprio qui che la creatività ci aiuta costruendo un ponte.
Le origini dell’arte come terapia
La nostra emotività può percorrere davvero infinite strade. Questa poi, offre la possibilità preziosa di toccare con mano tutto il nostro sentire. Non è bellissimo? Vediamo insieme come nasce l’arteterapia e come è arrivata ai giorni nostri. Questo tipo di percorso terapeutico ha origini lontane. I primi accenni di arte applicata alla pedagogia risalgono ai primi decenni del ‘900 con Franz Cizek. La vera pioniera in questo campo però, è stata una sua allieva, Friedl Dicker-Brandeis.
Friedl era ebrea, di umili origini, e fin da piccola amante dell’arte. Nonostante le poche possibilità ha potuto studiare con alcuni maestri dell’epoca. L’incontro più illuminante della sua vita però, è stato quello con il professor Johannes Itten. Le sue lezioni d’arte erano innovative e stimolanti. Il suo scopo primario, infatti, era la crescita spirituale dei suoi allievi. Il professore proponeva lezioni improntate sulla vocalità, sul movimento, e sul rapporto paritario tra lui e gli studenti. Ecco quindi che l’arteterapia come la intendiamo oggi, inizia a prendere forma.
Dicker-Brandeis ammirava Itten al punto di seguirlo in Germania quando viene chiamato a insegnare al Bauhaus. È proprio lì, in quell’ambiente stimolante e impegnato, che Friedl mette le basi per quello che sarà poi tutto il suo futuro. Una volta finiti gli studi infatti, apre un negozio di belle arti e ha un discreto successo come artista. L’impegno politico però la riporta a casa, a Vienna, dove col Partito Comunista inizia una attività parallela contro i nazisti. Proprio per questo viene arrestata e torturata più volte finché, nel 1934, emigra a Praga.
Friedl Dicker-Brandeis, la pioniera dell’arteterapia
A Praga Friedl Dicker-Brandeis insegna arte ai bambini del Ghetto, e si accorge subito degli effetti benefici che questa ha su di loro. Li aiuta ad affrontare i problemi, i soprusi, i dolori di ogni giorno. Riporta armonia dove le emozioni portano scompiglio. Accanto a lei c’è sempre Edith Kramer, che sarà testimone prima ed erede poi, di tutta la sua esperienza. Nel 1942 purtroppo Friedl viene deportata a Terezin. Qui terrà i primi veri laboratori d’arte mirati a curare, nei limiti imposti dal luoghi, i traumi dei bambini deportati e strappati ai loro cari. A Terezin, Friedl comprende appieno le potenzialità della sua attività, scrive appunti e cataloga i disegni, nascondendo il tutto con cura.
Il 9 ottobre del 1944, Friedl Dicker- Brandeis viene uccisa nelle camere a gas di Auschwitz. Tutto il suo lavoro sull’arteterapia però, non è morto con lei, anzi! I disegni ben nascosti e custoditi sono stati ritrovati e adesso sono esposti nel Museo ebraico di Praga. I suoi scritti invece, grazie a Edith Kramer, hanno fatto scuola.
Edith Kramer, allieva della Dicker-Brandeis, è scappata negli USA nel 1938. A New York lavora come insegnante d’arte per i bambini e i ragazzi di quartieri disagiati e più avanti in istituti di neuropsichiatria infantile. Proprio qui ha modo di formarsi, di elaborare e strutturare i suoi laboratori in modo via via più efficace.
“Arte come terapia”
Negli anni ’50, negli Stati Uniti, l’arte entra a pieno titolo nel trattamento dei disturbi psichici. In quel periodo si delineano i due filoni più importanti di questo metodo.
Da un lato c’è il lavoro della Kramer, che sostiene: “le sue virtù curative dipendono da quei procedimenti psicologici che si attivano nel lavoro creativo” . Come insegnante d’arte prestata alla terapia infatti, tiene l’accento sul processo artistico. Dall’altro c’è invece Margaret Naumburg, psichiatra e psicoanalista. La Naumburg ritiene che le emozioni, più o meno celate, sono più riconoscibili nelle immagini e non nelle parole dei pazienti. Nel suo intervento stimola quindi la comunicazione tra i pazienti e l’arteterapeuta, e analizza poi le opere prodotte secondo la scuola Freudiana. In un secondo tempo lavora con il paziente su quanto appreso dalle immagini, a parole, secondo i metodi di analisi tradizionali.
Lo studio e il costante lavoro sul campo portano Edith Kramer ad elaborare un vero e proprio metodo. Una metodologia precisa che pone il processo creativo al centro del percorso terapeutico, che prende il nome di “Arte come terapia”. E’ proprio questo metodo, col tempo, che diventa la base solida su cui si fonda l’arteterapia moderna, e che viene esportato in tutto mondo. Edith Kramer ha insegnato alla New York University fino a 90 anni, ed è morta nel 2014, lasciando l’immensa eredità del lavoro di una vita.
L’importanza dell’arte nella terapia
Che un bel quadro, un brano musicale, una poesia, possano farci sentire meglio, lo sappiamo bene. Quello che forse non sappiamo è che, in un certo senso, possono anche curare. Nel primo caso è sufficiente godere del lavoro di un altro. Nel secondo, gli autori siamo noi, ed è proprio il processo creativo, nella sua interezza, a curarci. Dipingendo o plasmando qualcosa con le nostre mani, portiamo a galla e rendiamo leggibile ciò che abbiamo dentro.
Il percorso dell’arteterapia è analitico ed esperienziale. Si basa cioè sul mix tra la parola e l’espressione creativa. La comunicazione si snoda su fasi e piani diversi. Quella creativa, tra paziente e immagine. Quella creativo-simbolica, che avviene tra paziente e terapeuta attraverso l’immagine prodotta, e quella più tradizionale espressivo-analitica sempre tra paziente e terapeuta. Le sedute di solito si svolgono in laboratori o spazi analoghi dedicati, che svolgono un vero e proprio setting terapeutico. Nel corso degli incontri l’arte ha un doppio ruolo. In prima battuta, accompagna verso l’autoconsapevolezza. In secondo luogo, aiuta la cura di situazioni problematiche e di disagio. L’arteterapeuta ha un ruolo essenziale nel processo. Media tra il paziente, il suo sentire, e gli strumenti a disposizione. Inoltre, lo guida ad esporsi, così che possa far uscire le emozioni. E’ fondamentale che si crei una profonda relazione empatica per far sì che questo possa esprimersi senza filtri.
Arteterapia: benefici
Ci sono voluti tanto studio e tanta strada per far sì che l’arteterapia assumesse un ruolo significativo in psichiatria e psicoterapia. Oggi, però, i benefici dell’arteterapia nel trattamento del disagio mentale non solo sono evidenti, ma anche molto apprezzati. Vediamo insieme quali sono i più importanti.
Tra gli effetti positivi c’è senza dubbio quello di migliorare la capacità di comunicazione. Sarà via via più semplice esprimere i propri sentimenti nella vita quotidiana. Questo apporta grandi benefici anche nella sfera affettiva e relazionale. Saper comunicare meglio è di certo un passo in avanti nella crescita personale. Un altro aspetto importante ha a che fare con l’entrare in relazione con la parte più profonda di noi stessi. Riconoscere la nostra emotività, accettarla e accoglierla come risorsa e non come ostacolo. In questo senso, è un risultato importante anche quello di osservare il proprio disagio da vicino. Riconoscere il problema e affrontarlo in un modo nuovo e personale.
Nel caso dei percorsi di gruppo, a questi, si aggiunge l’aspetto positivo della condivisione. Portare il proprio vissuto e il proprio disagio in uno spazio comune di riflessione porta il paziente ad avere una visione completamente diversa del problema.
Altri benefici riconosciuti sono l’aumento della concentrazione e il miglioramento della memoria e ultimo, ma non ultimo, la riduzione dell’ansia.
Arteterapia, un approccio per tutte le età
L’ultimo, ma non meno importante, punto a favore dell’arteterapia è che è aperta a tutti. I benefici sono vari e molteplici a seconda dell’età e della patologia. Nei bambini ad esempio, è un approccio molto valido e che da grandi risultati. Per i bambini infatti è naturale esprimersi attraverso disegni e colori. Non hanno paura, anche letteralmente, di sporcarsi le mani. Allo stesso modo la poca maturità emotiva gli rende spesso difficile esprimere a parole ciò che sentono. Per questo, anche in caso di traumi o forti dolori, l’arteterapia è un valido aiuto nella psicoterapia infantile.
Lo stesso discorso vale per gli adolescenti. Al contrario dei bambini loro vivono le proprie emozioni in modo complesso e spesso ne sono sopraffatti. In quanto adolescenti sono restii a parlarne, pur avendone spesso gli strumenti. Attraverso l’arte, i teen-ager trovano una chiave espressiva confortevole.
In età adulta invece spesso le emozioni sono messe da parte. Accantonate a causa di una vita frenetica, compresse per un’educazione anaffettiva, o a causa di relazioni non soddisfacenti. In questo senso l’arte può essere un valido alleato per bussare alle porte di cuore e mente con delicatezza.
Negli anziani, anche con patologie come la demenza, l’arteterapia può aiutare a far affiorare i ricordi, o a fare un po’ d’ordine tra di essi.
Parlare attraverso l’arte
Che il tuo disagio abbia radici profonde, o sia frutto di un incidente o di un trauma recente, non importa. L’arteterapia non fa distinzioni di sesso, età e neanche di cartella clinica. Non serve nessun talento particolare per iniziare un percorso con un arteterapeuta perché l’estetica del risultato finale è poco importante. Quello che conta è che tu riesca ad abbandonarti al fluire emotivo, che tu riesca a tradurre quel groviglio in colori, forme, suoni, così che, pian piano, diventi leggibile da un professionista che possa aiutarti ad affrontarlo.
Non sei il tuo problema
Tutto ciò che conta, nell’arteterapia come in qualsiasi altro percorso, è comprendere che avere un problema non ti identifica in quel problema, ma fa di te, semplicemente, una persona. Una persona fatta di infinite sfaccettature, che ha anche quel problema. Non temere di chiedere aiuto e rivolgiti sempre a un professionista. Il tuo futuro migliore è dietro l’angolo, o perché no, dietro quel foglio bianco.