“Pollicino abbandonato nel bosco è il bambino che teme di essere abbandonato ogni volta che la madre o il padre escono di casa, o dalla porta della sua stanza, fino a quando non abbia realizzato che la loro sparizione è temporanea.”
(Gianni Rodari)
E se questa sparizione non fosse temporanea? Paura dell’abbandono: non solo i bambini hanno questa paura, ma anche gli adulti ne soffrono, un po’ come fossimo degli eterni Pollicini. In questo articolo seguiremo la scia di molliche di pane per ritornare ad uno stato mentale più equilibrato. Da dove nasce la paura dell’abbandono e come possiamo superarla? Scopriamolo subito.
Paura dell’abbandono: cos’è e da dove nasce?
La sindrome dell’abbandono ha molto spesso origine dall’infanzia e dalla “base sicura” come la chiama lo psicologo britannico John Bowlby. Bowlby, tra gli anni ’50 e ’70, elaborò la fondamentale teoria dell’attaccamento che noi, in modo semplicistico, ma incisivo, riassumeremo in sicuro e insicuro. In poche parole se la figura di riferimento del bambino, solitamente la madre, non sarà una “base sicura”, ma assente o discontinua nella presenza e nelle attenzioni, allora il bambino crescerà con legami emotivi instabili. Il risultato sarà la paura dell’abbandono.
Perché e come si manifesta?
L’ansia provata da piccoli quando i nostri genitori (o chi per loro) non erano lì con noi nel momento del bisogno e quella vocina inconscia che anche oggi ci dice “ho paura dell’abbandono”, contribuiscono ad alimentare sintomi di angoscia, insicurezza, malessere psicologico. I sintomi di questa sindrome dell’abbandono sono sempre gli stessi e possiamo identificare due schemi prevalenti:
- Nel primo caso, il soggetto avrà così paura di essere abbandonato che preferirà non instaurare alcun rapporto stabile e duraturo. Nella mente di chi ha già sperimentato l’abbandono è radicata la convinzione che, prima o poi, ricapiterà, quindi meglio prevenire che curare. Il risultato è un individuo solo, incapace di impegnarsi in una relazione per paura del fallimento.
- Nel secondo caso, invece, l’individuo è così preoccupato di essere abbandonato da sviluppare un’ansia costante e un timore di perdita che, secondo il soggetto, può avvenire in qualsiasi momento. In questo caso si avranno bisogno di continue conferme da parte del partner sulla stabilità del rapporto, ma non sarà mai sufficiente. Inoltre è probabile che, chi soffre della paura di abbandono, accetti situazioni anche malsane pur di rimanere insieme al partner creando così situazioni tossiche e potenzialmente pericolose.
Conseguenze e rischi della sindrome dell’abbandono
Il timore abbandonico è tra le paure più invadenti e totalizzanti. In alcuni casi, a secondo del grado di paura dell’abbandono, si preferirà una solitudine forzata creando un muro protettivo attorno a noi proprio per non soffrire in caso di delusione affettiva. In altri casi si tenderà a non vedere la realtà attorno a noi perché l’ansia di perdita deformerà la nostra percezione. Scatteranno quindi episodi di gelosia ad ogni ritardo o distrazione del partner e si avranno continui pensieri ossessivi sul nostro possibile abbandono.
Cosa fare per stare meglio? Ecco qualche consiglio per superare la paura dell’abbandono, una zavorra che ci portiamo dietro da troppo tempo.
Come identificarla, superarla e prevenirla? Strategie e consigli
Gestire la paura dell’abbandono è fondamentale per vivere delle relazioni sane e felici e anche per non trasmettere questa nostra paura ai nostri futuri figli e interrompere così una catena di negatività che ci è stata inconsapevolmente insegnata. Ma guardiamo al presente e al nostro benessere di oggi. Ecco qualche suggerimento per affrontare e superare la nostra paura dell’abbandono, le prime molliche di pane da seguire:
- Prendi consapevolezza di te stesso. Fai un esame di coscienza e cerca di capire i meccanismi che fanno scattare la tua paura dell’abbandono. In questo modo inizierai a prendere il controllo delle tue emozioni prima che esse controllino te e ti buttino in una tempesta di sensazioni;
- Una volta che avrai capito quali situazioni e comportamenti ti fanno scattare, cerca di agire. Ad esempio se, come dicevamo prima, il partner sta tardando non farti prendere dall’ansia e presta attenzione ai tuoi sentimenti. Scoprirai che il controllo su te stesso sarà di grande aiuto anche per la tua relazione;
- Conosci davvero te stesso. Quante volte ti sei adattato ad una situazione pur di non rimanere solo? Annullarti per soddisfare in tutto e per tutto l’altra persona non solo è tossico per te, ma non è una soluzione alla tua paura dell’abbandono. È importante quindi capire davvero chi sei, quali sono i tuoi gusti, i tuoi sentimenti.
La miglior strategia
Ma il consiglio più importante, la mollica di pane più gustosa è questa: impara a prenderti cura di te. Il tuo vuoto è da colmare, ma non sarà un’altra persona a farlo. Devi essere tu a completarti e a riempire quel vuoto. Perché il mito della ricerca dell’altra metà della mela non è altro che questo: un mito. Molto romantico, ma al contempo molto limitante soprattutto per chi soffre di sindrome dell’abbandono e cercherà in ogni modo di salvare il proprio rapporto per di non venir abbandonato.
Conclusioni
Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa d’indefinito.
(Massimo Gramellini)
La sensazione è proprio questa: essere una gomma da masticare che ha perso sapore. Ma dobbiamo ricordarci che noi non siamo un succulento dolcetto che una volta assaggiato si può buttare. Siamo persone che meritano di essere amate a partire noi stessi. Se la paura dell’abbandono è radicata i noi (magari non necessariamente perché i nostri genitori non erano in grado, ma perché abbiamo subito un lutto o un allontanamento indipendente da noi) dobbiamo chiedere aiuto ad uno psicologo professionista che ci aiuti nel nostro percorso di crescita e indipendenza.
Magari, seguendo le molliche di pane, potremo tornare a casa proprio come Pollicino. Una casa fatta di dolci pensieri con il tetto in marzapane, le finestre di cioccolato e il vialetto di liquirizia. Stiamo confondendo le favole? Non fa niente, è il momento che tu inizi a riscrivere la tua senza più paura dell’abbandono. Scoprirai così un modo più leggero di vivere…C’era una volta il nuovo te, più forte, sicuro e felice.
E vissero tutti felici e contenti senza più ansie e paure.
Al prossimo articolo.